Esports e Olimpiadi: diventeranno disciplina olimpica?

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La questione di includere gli esports come disciplina olimpica è stata oggetto di discussione negli ultimi anni, ma finora non sono stati fatti passi concreti per far sì che ciò accada. Ecco alcuni punti chiave da considerare:

  1. Riconoscimento da parte del CIO: Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha riconosciuto l’importanza degli esports e ha avuto incontri con rappresentanti dell’industria degli esports. Tuttavia, fino ad ora non c’è stato alcun impegno formale per includere gli esports come disciplina olimpica.
  2. Barriere culturali e tradizionali: Gli esports sono visti da alcuni come una forma di competizione legittima e degna di essere riconosciuta a livello olimpico, mentre altri ritengono che gli esports manchino della stessa tradizione e valore culturale degli sport tradizionali.
  3. Diversità degli esports: Gli esports comprendono una vasta gamma di giochi e generi, ognuno con la propria comunità e seguaci. Questo rende difficile stabilire standard uniformi per includerli come disciplina olimpica.
  4. Infrastrutture e organizzazione: Gli esports richiedono infrastrutture e organizzazioni specifiche per essere condotti in modo efficace e sicuro. Questo potrebbe richiedere significativi investimenti e pianificazione da parte delle autorità olimpiche e delle federazioni sportive.
  5. Aspetti tecnici e regolamentari: Ci sono anche questioni tecniche e regolamentari da affrontare, come la standardizzazione delle regole, la prevenzione delle frodi e la gestione degli aspetti tecnologici delle competizioni.

In conclusione, mentre gli esports continuano a crescere in popolarità e influenza, ci sono ancora molte sfide da superare prima che possano essere inclusi come disciplina olimpica. Tuttavia, il dialogo e la discussione sull’argomento continuano, e non è impossibile che in futuro possano essere fatti progressi significativi verso il riconoscimento degli esports a livello olimpico.

Esports e Olimpiadi: possibile già nel 2024?

È da tempo che nel mondo dei videogame si parla di includere gli esports alle olimpiadi. L’entrata delle competizioni professionali di videogiochi come sport alle olimpiadi era già stata discussa per Tokyo 2020 ma era stata negata. Le prossime olimpiadi in programma si terranno a Parigi nel 2024 e purtroppo non includeranno gli esports nella competizione.

Il comitato olimpico francese insieme al Comitato Olimpico Internazionale hanno deciso di posticipare l’introduzione degli esport alle olimpiadi definendola come una proposta “prematura”. Il sogno di molti pro gamer di partecipare alle olimpiadi potrebbe realizzarsi per quelle di Los Angeles nel 2028.

La decisione di riconoscere gli esports come giochi olimpici è molto più problematica di quanto sembri. Ci sono diverse questioni che non hanno ancora un risposta come il perché gli esports dovrebbero essere inclusi e quali dovrebbero essere i criteri per scegliere il tipo di videogioco.

Se da una parte gli esports posso avvicinare i più giovani al mondo delle Olimpiadi e offrire una vetrina globale a degli sport di nicchia, dall’altra la loro inclusione comporterebbe alcune difficoltà logistiche e andrebbe a mettere in discussione anche il senso stesso dei giochi olimpici.

Per esempio, in molti paesi non è ancora riconosciuta la figura del pro-player come veri e propri atleti che avranno difficoltà ad accedere ai visti per disputare le Olimpiadi all’estero. Alla base della reticenza da parte del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ci sono alcuni problemi etici legati alla natura di alcuni videogiochi come quelli di guerra. Secondo il comitato apparirebbero in contrasto con lo spirito olimpico che dovrebbe promuovere la pace tra i popoli.

Recentemente, anche il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso la sua opinione sulla partecipazione degli esports alle olimpiadi di Parigi 2024: “Non voglio dimenticarmi degli esports, un altro campo di eccellenza francese con team come Team Vitality o Karmine Crop. Su questo abbiamo un’opportunità storica: i giochi olimpici del 2024. Sta a noi la responsabilità di stabilire un collegamento tra le Olimpiadi di entrambi i mondi, presentando i più grandi eventi esports del mondo”. Il presidente francese ha anche affermato di voler promuovere la cultura del gaming in Francia, chiamando la nazione “IL paese per i videogiochi”.

I passi avanti fatti nel passato

La storia degli esports parte negli anni 80 ma la popolarità di questo settore ha avuto un’impennata nell’ultimo decennio.

La corsa degli esport per diventare disciplina olimpica parte nel dicembre 2014 quando Rob Pardo, uno dei creatori di World of Warcraft, ha avanzato la proposta di far diventare gli sport elettronici una disciplina olimpica. L’iniziativa di Pardo si basa sull’esercizio fisico richiesto ai gamer professionisti di sport elettronici e al numero sempre più crescente di partecipanti e spettatori alle competizioni.

Secondo un rapporto stilato da Deloitte Global, nel 2015 il settore degli esports ha generato un fatturato di 400 milioni di dollari in tutto il mondo. Grazie al duplicarsi degli investimenti nel settore da parte di aziende, il fatturato ha raggiunto il miliardo e mezzo nel 2020.

Possibili prospettive future

Anche se il “No” della CIO ha messo incertezza sul futuro degli esport come sport olimpici, il Comitato Olimpico Internazionale si sta impegnando a incoraggiare la partecipazione sportiva e promuovere i valori olimpici anche nel mondo degli esport. Il comitato, infatti ha promosso l’Olympic Virtual Series, il primo evento di esport ad ottenere la licenza dal CIO. L’evento è stato sviluppato insieme a cinque federazioni sportive internazionali e alcuni produttori di videogiochi in modo da “incoraggiare lo sviluppo di sport virtuali e impegnarsi ulteriormente con la comunità dei videogame”.

Il tema dei “valori” è centrale nel dibattito attorno agli esport come discipline olimpiche. Per il primo evento dell’Olympic Virtual Series si è puntato esclusivamente su videogiochi sportivi. Gli Olympic Virtual Series includeranno competizioni di baseball, ciclismo, canottaggio, vela e motorsport dove le simulazioni avvengono sul titolo probabilmente più famoso tra quelli coinvolti, ovvero Gran Turismo. Il presidente del CIO Thomas Bach ha detto che “L’Olympic Virtual Series è una nuova e unica esperienza olimpica digitale che mira a far crescere il coinvolgimento diretto con un nuovo pubblico nel campo degli sport virtuali”.

Il CIO ha anticipato l’interesse delle federazioni di calcio, basket e tennis per le edizioni future. Il mondo degli esports con i suoi milioni di appassionati segue competizioni e titoli più popolari come League of Legends, Dota 2, Rocket League o Street Fighter V rispetto a quelli sportivi. In questi videogiochi sono presenti battaglie e sparatorie che, al momento, non permettono agli esports di entrare alle olimpiadi. Secondo il CIO, non avranno spazio giochi in cui “la violenza è glorificata o accettata“.

Questa affermazione ha fatto storcere il naso al mondo del gaming oltre ad essere contraddittoria visto la presenza di discipline alle olimpiadi che presentano armi come il fioretto o il tiro con l’arco e quelle di lotta, pugilato e arti marziali.

Il presidente del CIO ha messo in chiaro il motivo dell’organizzazione degli Olympic Virtual Series: “La manifestazione è in linea con l’Agenda Olimpica 2020 + 5 e la strategia digitale del Comitato, che incoraggia la partecipazione sportiva e promuove i valori olimpici, con un attenzione particolare verso i giovani”. Una scelta ben pensata visto che, secondo un’analisi degli spettatori delle Olimpiadi di Rio del 2016, erano stati persi un terzo della fascia 18-34.

Conclusioni

La popolarità e il fatturato del settore degli esports potrebbero farli diventare nei prossimi anni uno sport olimpico. Al momento però, il sogno è stato rimandato alle olimpiadi di Los Angeles 2028. La CIO si è opposta all’entrata delle competizioni professionali di videogiochi alle olimpiadi di Parigi 2024. Tra i problemi legati al rifiuto ci sono ancora la mancanza di regole ben definite che identifichino i pro player come atleti e alcune questione etiche sulla violenza di alcuni videogiochi.

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Autore
Giulia Busellato
Sono appassionata di viaggi, tecnologia, libri e radio. Ho collaborato con siti come L'Eco Vicentino, Notizie.it e Impulsemag.it. Il mio sogno nel cassetto è girare l'Europa in un camper domotico ed elettrico insieme al mio cane "Google".

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